Sono figlia di mia madre

E non avevano pensato che potesse nascere una femmina.
Oggi ho superato il test per entrare all’accademia di Brera, l’emozione è davvero forte, chissà forse un giorno anch’io come Argan sarò capace di scrivere pezzi di critica usando poesia, e forse capirò la meraviglia dietro il sorriso della Monnalisa.
Vivo in italia da 7 anni ormai, e mia madre lavora come colf a casa di un signore, vecchio professore di arte;
è lui che mi ha fatto innamorare pazzamente dell’arte, dopo aver finito i compiti rimanevo a sentirlo parlare delle impressioni negli occhi di Monet, e del freddo in quelli di Friedrich, e mi immaginavo gli spiriti di questi artisti contorcersi nelle loro mani mentre creavano i loro capolavori.
Vedevo dentro di me la potenza che scoppiava sulla cappella Sistina mentre Michelangelo era sdraiato a dipingere, quando invece desiderava solo scolpire, ma era lì a fare della superficie piana la sua scultura, immaginavo il dolore della sua anima tirata tra la sua fede e il suo non essere un credente accettabile alle porte del Dio che gli veniva proposto da quel mondo per la sua omosessualità, oh li immaginavo e pendevo dalle labbra del professore desiderando solo dedicare tutto il tempo della mia vita allo studio degli esseri umani e di quello che erano capaci di fare partendo dal nulla, e se oggi sono qui, oltre a mia madre è anche grazie a lui.
Ma quello stesso giorno mia madre mi raccontò perché non avevo un padre. A 20 anni sappi di essere stata concepita per odiare le donne, la libertà, la fragranza di una vita vissuta senza paura, insomma Dio.
Venti anni fa in Nigeria mia madre era stata rapita, e imprigionata da un gruppo di maschi feroci, che odiavano la vita e di questo odio avevano fatto la loro ragione di esistenza. Parlavano di Dio, e di come le donne non dovessero esistere fuori dalla stanza in cui nascevano, e fuori dalla stanza che avrebbero condiviso con un uomo scelto da un altro uomo per loro, e mi rendevo conto sentendo mia madre come fossero dissonanti le due cose, e come erano state usate per fare del male a lei.
Parlavano di pudore femminile e avevano schiave del sesso, perché com’è giusto che sia per combattere il mondo peccaminoso avevano anche bisogno di pause, ero allibita, lei parlava e lacrime le scivolavano sul viso, mi confessò che avrebbe voluto che nascessi morta, era distrutta da tutte quei soprusi, e dalla completa depersonalizzazione del suo essere. Era trattata come una macchina del sesso che doveva generare i loro figli, che continuassero su quella via assurda di odio e razzie, si perché loro erano convinti che la loro “fede” si trasmettesse con uno spermatozoo.
Ma loro non avevano proprio pensato che sarebbe nata una femmina che avrebbe camminato a testa alta nel mondo. Erano convinti che il loro seme avrebbe portato avanti la loro ideologia assurda. Ignoranti come pochi, non sanno che un paio di geni non fanno una persona. Io sono figlia di mia madre, figlia dei suoi desideri, delle sue lacrime, e il suo lavoro sodo, in un mondo dove tutti lavoravano sodo per dare un pezzo di pane ai loro figli, non sanno proprio che sono la figlia dei suoi sorrisi e delle sue speranze. Non lo sanno che per quanto possa essere stato duro vivere in una casa fatta di violenze e umiliazioni lei ha generato la sua salvezza. E che le hanno consegnato il mezzo della loro stessa distruzione, perché io non ho paura. Non saranno le loro armi a piegarmi, non hanno piegato mia madre, non lo faranno con me. Continuerò a vivere come donna nel mondo, i miei occhi e il mio volto saranno illuminati dal sole, non mi nasconderò perché la mia esistenza tenta il maschio. Il maschio che nonostante mia madre fosse coperta l’aveva stuprata e violentata perché credeva che suo figlio avrebbe portato avanti la distruzione iniziata da lui.
Sto male sapendo di non poter fare niente per vendicare la dignità di mia madre, e mi ci è voluto un po’ per accettare tutto quel che in me deriva dallo spermatozoo di un criminale, ma io sono la figlia di mia madre.

Questa è potrebbe essere la testimonianza della figlia di uno dei soldati di Boko Haram, scritta a 20 anni da ora, figlia delle donne rapite alcuni mesi fa.

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anwal ghulam

About anwal ghulam

io sono Anwal Ghulam, sono di origini pakistane, nata nella bassa reggiana, non saprei cosa dirvi, ogni volta che cerco di farlo mi rendo conto che le parole non sono abbastanza per esprimrere la meraviglia dei pensieri fatti da immagini, suoni, colori che colorano le nostre menti. Studio medicina, e nel tempo libero sono dentro talmente a tante cose che neanche saprei contarvele, ma questo è davvero un gran bel progetto. adoro scrivere, adoro cantare, vivo leggendo e cucire abiti è una passione che ho da quando avevo le barbie , su questo blog mi occuperò di libri e delle loro recensioni, e qualche volta vi farà leggere anche piccole storie che scrivo io