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La mia casa

La mia stanza ha le pareti azzurre, ero andata con papà per scegliere il colore.
Avevamo passato una buona mezz’ora a mescolarlo con la vernice bianca per trovare la tonalità che più mi piaceva, e che meglio si abbinava con le tende gialle canarino, così che quando il sole sorgeva sembrava davvero che stesse sorgendo in camera mia.
La luce diffondeva come onde su una spiaggia in alta marea, fino a raggiungere il mio letto e accarezzarmi il viso.

La cosa più bella di quella finestra era che dava proprio sul prato della casa di fianco alla nostra, e così rimanevo a guardare il ragazzo dei vicini senza essere vista, era proprio bello, occhi chiari come il miele e dei bei riccioli neri. Ogni tanto guardava verso la mia finestra e io mi nascondevo subito, avevo paura che vedesse la mia ombra dietro le tende, e quando passavo per strada, se era fuori mi sorrideva sempre.

Chissà che fine avrà fatto. Mi ricordo un’estate la sua classe e la mia avevamo fatto la gita insieme, e lui si era messo a qualche sedile di distanza da me, avevo avuto tutto il tempo di imprimermi i dettagli del suo viso, così quando ero tornata a casa avevo subito preso un foglio e disegnato il suo viso, era uno dei miei ritratti più belli.
Io disegno da quando ho imparato a prendere in mano la matita.  Nella mia camera avevo una cassetta di legno che mi aveva regalato il nonno, mi sarebbe piaciuto poterla portare con me.  Nonno l’aveva incisa con il suo coltellino magico, e sul coperchio aveva disegnato una bambina seduta su uno spicchio di luna e tante piccole stelle attorno. Aveva l’altezza del mio letto ed era Ii che custodivo tutti I miei disegni.
Solo i ritratti li avevo appesi al muro, lo chiamavo l’angolo dei sorrisi, perché tutti nei miei ritratti sorridevano, e quel giorno avevo avuto la possibilità di aggiungere l’ultimo pezzo alla mia collezione: il suo sorriso. Ce li ho anche adesso, sono un po’ sgualciti ma quel che conta è che sono con me.

La mamma mi aveva detto di prendere due cose al volo, sarebbe rimasto tutto lì, e io ho scelto quei ritratti. A volte mi chiedo cosa sia successo alla mia stanza, ora sono in quest’altra stanza che è pure bellissima, ma è molto più grande, un po’ mi fa paura, ha le pareti grigie di marmo, e un soffitto che sarà alto come due case, sono sdraiata accanto a mia madre, mi manca la mia camera con la luce del sole dentro, ma non posso più tornarci. Tutto attorno a noi stava perdendo consistenza e si stava distruggendo come una piccola torre di lego colpita da un calcio. Alcuni miei amici avevano già lasciato la città. Papà non aveva il coraggio di andare via, ma ogni giorno quando usciva di casa i nostri cuori iniziavano la maratona per arrivare di sera senza scoppiare insieme alle tante bombe nel cielo. Poi c’era stato il viaggio in mare e la terraferma. Dove ricordo il volto molto dolce di una signorina che mi aveva chiesto se andava tutto bene. Le avevo detto di si, perché non sarei mai riuscita a dirle quanto mi mancasse casa e la mia piccola stanza. La mamma dice sempre che la casa per lei é dove ci sono io e papà. Anch’io lo credo, ma io voglio la mia stanza, è più piccola! Queste pareti altissime mi stanno torturando, e gli sguardi delle persone mi perforano e mi colpiscono così forte da farmi male, questa è una casa dove non mi vuole nessuno, e dove non c’è neanche un muro per appendere i miei disegni.

Ma ho con me una matita e dei fogli, li avevo chiesti a un volontario che era venuto a portarci qualcosa da mangiare, e oggi sto disegnando la mia nuova stanza, le pareti non sono grigie, ma azzurre come l’azzurro che avevo scelto con papà, è ancora altissima, ma è piena di gente, e poi c’è ancora il mio angolo dei sorrisi, proprio vicino alle scale enormi, e il suo sorriso brilla insieme agli altri dandomi speranza. Quando andrò via, e avrò un’altra casa ci incollerò i miei disegni, e se non potrò sarà quella casa ad essere incollata nei miei disegni.

 

Pensieri di una ragazzina profuga qualsiasi alla stazione di Milano 19/06/2015

 

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anwal ghulam

About anwal ghulam

io sono Anwal Ghulam, sono di origini pakistane, nata nella bassa reggiana, non saprei cosa dirvi, ogni volta che cerco di farlo mi rendo conto che le parole non sono abbastanza per esprimrere la meraviglia dei pensieri fatti da immagini, suoni, colori che colorano le nostre menti. Studio medicina, e nel tempo libero sono dentro talmente a tante cose che neanche saprei contarvele, ma questo è davvero un gran bel progetto. adoro scrivere, adoro cantare, vivo leggendo e cucire abiti è una passione che ho da quando avevo le barbie , su questo blog mi occuperò di libri e delle loro recensioni, e qualche volta vi farà leggere anche piccole storie che scrivo io