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Una presa di coscienza

Come tutte le redazioni, anche “Zoomonde” ha intrapreso la discussione sulla pubblicazione o meno della foto del piccolo Aylan Al-Kurdi, il bambino siriano rinvenuto morto sulle coste di Bodrum in Turchia, probabilmente respinto (pure) dal mare durante il suo viaggio disperato con la sua famiglia per raggiungere Kos, in Grecia.

Abbiamo deciso di ricordarlo così, con gli occhi chiusi ma pieni di gioia, sorridente, convinto che crescerà nella sua terra, con i suoi genitori, con i suoi fratelli e i suoi connazionali.

Abbiamo deciso di omaggiarlo con questa foto per dimostrare che fino a pochi anni fa, lui, come gli altri DUEMILACINQUECENTO morti nel Mediterraneo, non ha mai avuto bisogno di nessuno.

Non gli è mai importato di ciò che ci fosse dall’altra parte del Mediterraneo, non aveva mai ambito a un viaggio in barca, all’asilo politico, al sussidio in Europa e men che meno a diventare europeo.
Nessuno gli ha spiegato perchè quel giorno si trovasse su quella barca e non pensiamo che sapesse dove fosse diretto. Anzi ci piace pensare che come Benigni in “La vita è bella”, suo padre gli avesse spiegato che stessero facendo una gara, un gioco, con un premio finale, il carro armato.
Ma al contempo, a differenza di altre volte, al di là del rispetto per i morti e i familiari, chiudere gli occhi o meglio far chiudere i vostri occhi, risulta difficile.

Noi abbiamo il dovere, soprattutto per chi tutt’ora non segue appieno gli sviluppi della crisi siriana, di fornirvi i mezzi per comprendere appieno la gravità della situazione, far comprendere la rabbia che tutti noi abbiamo provato nel vederla, la rabbia che provano i siriani di tutto il mondo quando pensano che da quattro anni tutto il mondo, in primis quello arabo, è nel più assoluto silenzio.

Vogliamo far scaturire questa domanda dentro di voi: “la sua morte è anche per causa mia?”.

Ecco perchè, in fondo all’editoriale, abbiamo messo il link della foto di Aylan come è stato trovato sulla spiaggia.
Spetta a voi scegliere se aprire la pagina e aprire gli occhi.
Spetta a voi guardare in faccia alla realtà e scordarvi per un momento dell’università, della scuola, del lavoro, della fidanzata o del fidanzato e di pensare a lui. A loro.
Spetta a voi scegliere se avere il coraggio di guardare e urlare assieme a noi basta o di aspettare il giorno di rivederlo dal vivo sulle nostre coste.

A voi lo zoom.

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Sam

About Sam

di origine siriana, nato a Milano, triennale a Biella e magistrale a Torino in ingegneria dei materiali. Perché ho fatto tutto questo giro? Ancora non riesco a spiegarmelo. Ma forse proprio grazie a questo che sto imparando a vivere tra due mondi, a cogliere il bene di entrambi ma allo stesso tempo costringermi a cercare "il pelo nell'uovo" in ogni cosa, a mettere in discussione tutto e non dare per scontato nulla, dalla quotidianità alla religione. Se dovessi descrivermi in una frase citerei "Quis custodiet ipsos custodes" ovvero "Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?". Niente di più vero.