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Un vicario sulla terra

 

amorevolezza verso i genitori.È un’impresa assai ardua scrivere un articolo che tenti di dare una spiegazione esauriente circa il perché della nostra esistenza sulla terra. E affidare tale ricerca all’intelletto umano è come viaggiare in un mare agitato, guidati da un timoniere inesperto. Di fatto, di fronte all’immensità della natura, l’uomo non può che riconoscere la propria piccolezza e ammettere che i propri sensi – e dunque i pensieri dai quali essi scaturiscono – siano necessariamente limitati.

Tuttavia, l’impresa si semplifica, perché la risposta arriva dall’alto, condensata in pochi versi di raffinata perizia e di fine erudizione; in un Libro «su cui non ci sono dubbi» [1], e che rappresenta «una guida per i timorati» [2]. Dice Allah l’Altissimo nel Sublime Corano: «e quando il Tuo Signore disse agli angeli: “porrò un vicario sulla terra” […]» [3]. Qui l’uomo è stato qualificato come un vicario, un successore, che avrà la terra come momentanea dimora. Successivamente viene chiarito l’unico compito che egli dovrà assolvere. Si legge infatti sempre nel Libro Divino: «Non ho creato i demoni e gli uomini se non perché Mi adorassero» [4]. Dunque, il fine della nostra esistenza è l’adorazione dell’Unico Creatore. Un compito per lo svolgimento del quale chiediamo il sostegno e l’aiuto ad Allah: «Te noi adoriamo, e a Te chiediamo aiuto». [5] Inoltre il profeta Muhammad – che Iddio lo elogi e lo preservi da ogni male – dopo ciascuna preghiera era solito recitare questa invocazione: «O Allah, aiutami a ricordarTi, a ringraziarTi e ad adorarTi nel miglior modo possibile».

Resta, in questo breve discorso, da chiarire in che modo si realizzi tale adorazione. A questo proposito il sapiente Ibn Taymeya- che Iddio ne abbia misericordia- sentenzia: «Il termine “adorazione” racchiude in sé quelle parole e quei fatti -sia espliciti che nascosti – che sono amati da Allah: la preghiera, l’elemosina, il digiuno, il pellegrinaggio, il discorso veritiero, l’attenta custodia di ciò che ci è stato affidato, l’amorevolezza verso i genitori, il ricongiungimento dei propri legami di sangue, il mantenimento delle promesse, ordinare il bene, proibire il male, respingere gli aggressori e gli ipocriti, la cordialità verso il vicino di casa, verso l’orfano, verso i poveri, verso i viandanti diseredati, verso chi presta (a noi) un servizio, la compassione verso gli animali, l’invocazione, il ricordo di Allah, la lettura del Corano, e altri culti simili a questi; [inoltre] l’amore verso Allah e il Suo messaggero, il timore di Allah, il ritornare a Lui con il pentimento, il seguire la religione unicamente per il Suo compiacimento e non per altri, la pazienza nelle prove difficili, il ringraziamento dei Suoi doni, l’affidarsi a Lui, il desiderare la Sua misericordia, la paura del Suo castigo, e altri culti simili a questi».

Una sentenza esauriente che illustra il completo significato dell’adorazione e come si concretizza a livello pratico nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Ed è grazie ad essa che l’uomo può dar vita a una società pacifica, ideologicamente sana, realizzando così a pieno la propria condizione di vicario sulla terra.

 

[1], [2] Sublime Corano: Sura Al-Baqara (“la giovenca”), 2:2.

[3] Sublime Corano: Sura Al-Baqara, 2:30.

[4] Sublime Corano: sura adh-Dhariyat (“quelle che spargono”), 51:56.

[5] Sublime Corano: Sura Al-fatiha (“l’aprente”), 1:5