Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Purtroppo la disciplina costituzionale dell’asilo, così come definita nel comma 3 dell’art. 10 della nostra Costituzione è, a tutt’oggi, molto lontana dalla sua piena attuazione. Nonostante la nostra Costituzione italiana sia tra le più avanzate in materia di riconoscimento di protezione a coloro che fuggono da situazioni di violazione delle libertà fondamentali, l’Italia non ha ancora disciplinato tale materia a livello legislativo in modo organico.
Non abbiamo ancora un piano nazionale per la gestione dell’emergenza immigrazione. Ciò genera una gestione dell’accoglienza in una situazione di continua emergenza.
E c’è chi ne approfitta! Come viene denunciato dall’inchiesta: “Milioni sulla pelle dei rifugiati”.
Lo sforzo di marginare i morti in mare è concreto, seppur non ancora efficace. Mare mortum è solo la punta dell’iceberg dell’ epifenomeno.
L’arrivo alle nostre coste è solo una delle tappe del lungo viaggio che i profughi affrontano.
E chi non ci arriva che fine fa? Trova la morte nel deserto.
Questo documentario risale al 2009 e la situazione ancora oggi non è cambiata. Se non il numero dei morti in continuo aumento.
Basta vedere questa mappa – se non è bastato questo video – per capire la motivazione che spinge queste persone a intraprendere il lungo viaggio verso l’Europa, anche con il rischio di morire.
Nel contesto di quelle che potrebbero essere definite come vere e proprie “migrazioni di massa”, non vi è dubbio, che un ruolo di primo piano sia sempre stato svolto dalle guerre, le quali, oltre a provocare una catastrofe umanitaria, hanno puntualmente causato, come immediata conseguenza, irrefrenabili esodi di gruppi umani.
La maggioranza dei profughi proviene dalla Siria. Non è un semplice dato statistico. Per chi non lo sapesse in Siria 4 anni fa è iniziata la rivoluzione contro la dittatura di Assad, non sostenuta da nessun paese che tanto orgogliosamente definiamo democratico. Bensì contesa tra USA e Russia. Pertanto fu destinata a fallire in un’aspra guerra civile interna. E adesso l’Europa è costretta a intervenire a valle, quando invece poteva farlo fin dall’inizio.
Come viene consigliato spesso dai reporter che in prima persona viaggiano in Africa, per affrontare questa emergenza bisogna creare dei canali umanitari.
Il terzo settore in Italia è molto attivo, nulla da ridire,di certo l’impegno umanitario in Italia non manca, è l’impegno politico concreto nella risoluzione dei conflitti in Africa che manca. Che ancora risente degli effetti del Colonialismo.
Al secondo posto troviamo l’Eritrea. Guarda caso, anche l’Eritrea si trova in un ambito contesto geopolitico.
Seguita dal Mali, Nigeria, Ghana , Gambia, Palestina, Somalia
Basta tracciare l’evoluzione dei confini e della storia di questi popoli e nazioni, per trarre le proprie conclusioni, che trovo sintetizzate in queste parole