Categorized | In Evidenza, L'emerodromo

#Expo…show must go on

Non sono mai stato un simpatizzante dell’EXPO.
Da quando Milano ha ricevuto la nomina dal BIE (Bureau International des Expositions), ho storto il naso. Un po’ per sentito dire, un po’ perché chi promosse la candidatura all’epoca furono Prodi, Formigoni e Moratti, un po’ perché non si poteva sentire un Silvio all’opposizione rivendicare che fosse “anche per merito suo” se Milano vinse la candidatura.

La mia posizione non cambiò nemmeno quando conobbi l’argomento da trattare, “l’alimentazione”, qualcosa di troppo vago, di troppo ambiguo e di troppo ipocrita. In un mondo malnutrito, dove pochi sono nutriti da multinazionali che succhiano il sangue e la terra di molti, non si può parlare di “alimentazione” come se fosse qualcosa di artistico, di fantasioso, come se fosse qualcosa “da vedere”.

E ancora, la quantità di commissari arrestati e sostituiti durante la creazione di EXPO, il continuo ritardo dei lavori, la quantità di soldi buttati in appalti e subappalti, le infiltrazioni mafiose e le retate della Guardia di Finanza, le tonnellate di satira nei confronti di questo progetto, non hanno fatto altro che darmi l’impressione che qualcosa di marcio stesse nascendo a Milano.
Forse alla fine di questi sei mesi mi sbaglierò, verranno a galla alcune innovazioni utili e, dato che la speranza è l’ultima a morire (nonostante McDonald’s come sponsor), queste innovazioni serviranno a tutti.

Ma per quanto uno possa essere contrario all”EXPO e per quanto io possa essere scettico sull’EXPO, è dal 2008 che se ne parla, è dal 2008 che spariscono soldi, è dal 2008 che la mafia fa i migliori affari a Milano, è dal 2008 che crescono palazzi inutili e sfitti come funghi ed è dal 2008 che si fanno promesse mai mantenute.

Quindi, perché questi fenomeni da baraccone che hanno devastato oggi Milano non si sono fatti vivi allora? Perché non hanno manifestato dal 2008 accampandosi nei cantieri e rompendo le scatole giorno e notte e pretendendo di sapere dove, come e chi utilizzava i soldi pubblici?
Dov’erano quando per tre anni non è stato mosso nemmeno un mattone e quando cominciarono a trapelare notizie sulle possibili infiltrazioni mafiose?
Dov’erano quando morì Koldian Elezi, il ragazzo ventunenne di origine albanese morto caduto da un ponteggio mentre montava uno dei padiglioni per l’EXPO?
Dov’era la rabbia e l’indignazione?

Non parlo delle tute nere, dei black block, ma parlo soprattutto dei manifestanti che si sono messi in mostra solo ora.
Probabilmente dal 2008 ad oggi l’indignazione era rinchiusa in qualche pub davanti a una birra con gli amici, o a casa quando, aspettando l’inizio di una partita o di una serie tv, si faceva zapping passando per il telegiornale.
O probabilmente la rabbia è scemata guardando qualche gag di Crozza (uno dei pochi che ha affrontato continuamente il problema), qualche talk show, o incollando il sedere alla poltrona davanti a un pc e cliccando “Mi Piace” con rabbia su qualche link, manco fosse un’asta.

Ma invece si comincia adesso ad abbaiare, a lavori conclusi, quando è tutto (quasi) finito, quando ormai c’è solo bisogno di fare bella figura davanti al mondo e mostrare che, nonostante tutto, qualcosa di buono, in Italia, è stato fatto.
Solo adesso vengono fuori i NoExpo, i black block e la feccia che non ha fatto altro che sfruttare queste occasioni per vivere sulle spalle degli altri.  Senza nemmeno spingersi fino a Rho, ma fermandosi in zona Cadorna, devastando e dando fuoco ad auto di privati cittadini, negozi che non centrano nulla con tutto questo e banche.  Ci deve sempre essere una banca in mezzo, come se una delle filiali di Milano possa risolvere i problemi di una città.

Ed ecco come continuerà questa storia: i proExpo (alias Renzi) sfrutteranno questi fatti per zittire tutti gli scettici accusandoli di essere tutti dei vandali e avranno il coltello dalla parte del manico.
A loro volta i NoExpo accuseranno i proExpo che quei “pochi vandali” sono degli infiltrati alla manifestazione, forse anche mandati da qualcuno per rovinare la reputazione degli organizzatori.
Ci sarà una settimana di rimpalli, di polemiche e poi calma piatta.
Avremo bisogno di qualche altro fattaccio per farci pubblicità.

Ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni e se ognuno di noi ha scelto di non agire fino ad oggi, che se ne assuma la responsabilità e non faccia il finto moralista dell’ultima ora. Se adesso c’è l’EXPO è perché tutti noi abbiamo permesso che accadesse, se dei soldi sono spariti è perché tutti noi, pur sapendolo, siamo stati zitti, se è successo tutto quello che è successo è perché ci svegliamo sempre troppo tardi.

Almeno godiamocelo.
Show must go on.

Sam

About Sam

di origine siriana, nato a Milano, triennale a Biella e magistrale a Torino in ingegneria dei materiali. Perché ho fatto tutto questo giro? Ancora non riesco a spiegarmelo. Ma forse proprio grazie a questo che sto imparando a vivere tra due mondi, a cogliere il bene di entrambi ma allo stesso tempo costringermi a cercare "il pelo nell'uovo" in ogni cosa, a mettere in discussione tutto e non dare per scontato nulla, dalla quotidianità alla religione. Se dovessi descrivermi in una frase citerei "Quis custodiet ipsos custodes" ovvero "Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?". Niente di più vero.