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Oltre la provocazione, il disagio.

Cosa spaventa dell’uso degli interni della sconsacrata Chiesa della Santa Maria della Misericordia ? Forse il simbolo di un Europa che sta cambiando dal suo interno?

Premesso che dal punto di vista islamico non è lecito entrare in una stanza – figuriamoci in un edificio – senza il permesso dei proprietari. Premesso che uno dei califfi musulmani ben guidati non usò la Chiesa come Moschea, a suo tempo, pur presentandosi l’occasione. Premesso che nell’Islam il rispetto delle altrui religioni è un obbligo divino.

Ci siamo chiesti perché i musulmani veneziani si ostinano ad usare l’interno della Chiesa come una Moschea?
Innanzitutto per chi non lo sapesse, l’iniziativa fu opera dell’artista Christoph Büchel, che non è né musulmano e né ha origini arabe. Ha semplicemente voluto mettere al centro dell’attenzione la dilagante islamofobia che si è creata in Europa, dopo la strage in Francia.

Finché l’autore del padiglione voleva mostrare l’arte islamica per la Biennale di Venezia. Sono state rilasciate le dovute autorizzazioni. Poi quando i musulmani hanno preso seriamente l’iniziativa ( ingenuamente ) e sempre ingenuamente stanno facendo vedere in pratica cosa si fa dentro ad una moschea a tutti gli effetti. Si opta per chiudere il padiglione. Senza capire non so quanto volutamente, che non è una moschea.

Perché si dimostra apertura all’arte islamica e non alla religione? Ecco cosa pensiamo: la Moschea non si può considerare solo un museo da visitare, ma è anche un luogo di culto. Giustamente i cristiani potranno dire che è ingiusto usare una Chiesa come Moschea perché anch’essa è un luogo di culto. Si è vero, però fu venduta ad un privato e costui diede l’autorizzazione ad essere usata da Christoph Büchel. Anche se l’attuale Patriarcato locale rivendica il diritto di esprimersi sull’ uso della Chiesa, pur non essendo più di sua proprietà.
Noi siamo fermamente convinti che si ha paura di ciò che non si conosce e troviamo che questa pacifica iniziativa sia un ottimo modo di affrontare l’islamofobia dilaniante in Europa.
Comunque Christoph Büchel non fu l’unico artista e nemmeno il primo a spostare la lente di ingrandimento sull’islamofobia. Bensì Nicolò Degiorgis nel suo libro e album fotografico “ Hidden Islam”. Da cui abbiamo tratto una foto a nostro avviso emblematica.

Muslims pray in an Italian supermarket: from the award-winning book Hidden Islam.©Nicolò Degiorgis

Muslims pray in an Italian supermarket: from the award-winning book Hidden Islam.

Libro che ha vinto premi internazionali come il Festival di Fotografia di Arles, il libro fotografico tedesco e il Paris Photo.
Anche se la stampa italiana non gli diede il dovuto peso. Mentre quella estera si.
Il Guardian ha scritto: “Nicolò Degiorgis alza il velo sull’islamofobia italiana”. Secondo il quotidiano britannico “emerge un’Italia intollerante”. Quelle immagini dei musulmani costretti a pregare nei garage e nelle palestre, secondo il giornalista Sean O’Hagan “rivelano anche in che modo una comunità sotto assedio diventa resiliente contro l’oppressione strisciante”.
“In Italia la Costituzione garantisce la libertà di culto –sottolinea Degiorgis – ma nonostante l’Islam sia la seconda religione dopo il cattolicesimo con 1,35 milioni di fedeli, esistono sul territorio nazionale solo 8 moschee ufficiali”.
Nicolò Degiorgis nel suo libro “Hidden Islam” mostra che, al di là di tutta la strumentalizzazione, sono semplicemente posti in cui si prega. L’autore del libro sottolinea che non è corretto tradurre il titolo come Islam nascosto. Afferma di essere stato accolto molto bene e che non è assolutamente vero che non si vogliono fare conoscere, cosa di cui spesso li si accusa. In inglese hidden indica anche qualcosa che viene nascosto dagli altri”. Degiorgis precisa che il libro si riferisce a una specifica realtà, il Nord est negli anni di governo della Lega.

Il clima che si respirava questa mattina nella Chiesa della Santa Maria della Misericordia ce lo riporta Fatna El Hamrit:
“L’Islanda con il suo padiglione alla Biennale d’Arte di Venezia ha dato uno schiaffo a tutti i paesi arabi e musulmani dimostrando coraggio ed umiltà. Se installare una moschea all’interno di una Chiesa sconsacrata fa polemica vuol dire che si ha paura della bellezza e della convivenza pacifica, perché ieri cristiani e musulmani hanno scelto di stringersi la mano, di condividere lo stesso cibo e di farsi rapire dalle stesse emozioni.
Ieri l’Islanda ha fatto questo regalando lo stesso sorriso e la stessa pace spezzando ogni barriera tra tedeschi, siriani, italiani, bengalesi, inglesi, turchi, islandesi, marocchini, irlandesi, pakistani, coreani, indonesiani, spagnoli, nigeriani e molti altri.
Continuo a credere nei valori umani che uniscono i popoli e le civiltà per cui per me l’Islanda ha vinto non perché ha installato una moschea ma perché ha dato vita a questi valori.”
Seppur troviamo ingiusto e in parte incondivisibile nella forma e nelle modalità con cui la comunità locale musulmana ha usato il padiglione. Bisogna anche ammettere che la manifestazione del proprio disagio nel non vedere ancora oggi riconosciuto il diritto del culto in un luogo dignitoso. Da questo punto di vista la provocazione di Christoph Büchel è riuscita nel suo intento. Ovvero di catturare l’interesse della politica , della stampa e delle autorità locali, riguardo un tema così delicato come quello che è la tutela delle minoranze.

Ricordiamo che l’evento per visitare i diversi padiglioni sarà aperto fino al 22 Novembre. Non perdertevelo

Sabrin Abboud

About Sabrin Abboud

È questo che in tante vite è andato smarrito: il senso della propria vocazione, ovvero che c'è una ragione per cui si è vivi. NON la ragione per cui vivere. NON il significato della vita in generale o la filosofia di un credo religioso. Ma la sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo e che esistono cose alle quali mi devo dedicare, al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragione d'essere. La sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io esista. La sensazione che ciascuno è responsabile di fronte a un'immagine innata i cui contorni va riempendo nella propria biografia. Di James Hillman da Il codice dell'anima. Ho scelto questa citazione, da questo libro, perché esprime molto meglio di come avrei potuto dire io, con le mie parole, il motivo che mi ha spinto a far parte alla nascita di questo blog, il mio percorso di studi e le mie più grandi e intime aspirazioni. Mi chiamo Sabrin Abboud, ho 23 anni. Sono nata e cresciuta in Italia, nella mia amata Sicilia. Ho origini egiziane e marocchine. Sono iscritta all'università, nel CdL Medicina e Chirurgia. Amo la fotografia, leggere, dipingere e stare all'aperto. La mia sezione ho preferito chiamarla etulas, perché voglio trattare della salute sotto un altro punto di vista, spesso trascurato dai mass media, eppure fondamentale. Come i determinanti sociali di salute, inquinamento ambientale, salute mentale, salute nelle carceri, salute internazionale e diritti umani. Citazioni preferite: - "E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità. " Da il Corano “l'uomo non è interamente colpevole, non ha dato inizio alla storia; né è del tutto innocente poiché la continua” A. Camus